Quasi un anno fa, a maggio del 2020, insieme a mia moglie Anna abbiamo iniziato a fare un lavoro molto corposo e impegnativo di archivio delle opere che ho eseguito e venduto, fin da quando ho cominciato, nel 2005 (anche se abbiamo ritrovato del materiale anche del 2003, mentre ancora facevo il liceo artistico).
Abbiamo innanzitutto ricostruito i dati essenziali delle opere (titolo, tecnica, anno, collezionista), e poi anche recuperato, nella maggior parte dei casi, la foto dell’opera.
Una volta finito, abbiamo stampato il tutto in un catalogo diviso per anno.
Per me è stato un lavoro bellissimo: di ogni opera che ho fatto, ho bene in mente sia il momento che me l’ha suscitata nel cuore, sia il momento in cui l’ho materialmente dipinta. E quando poi una persona se ne innamora e la sceglie, o per sé o per regalarla ad altri, è un momento di gratificazione immensa. Una parte di me se ne va con l’opera, ma allo stesso tempo mi accorgo che quell’opera è nata per essere messa lì, in quel luogo preciso lì. Per me l’arte è una vocazione a cui ogni volta rispondere con gioia: chi compra le mie opere è sì per avere un quadro bello in casa, ma anche per partecipare a un momento di bellezza vissuto che poi rimane per sempre. Ecco questa è la cosa che mi gratifica di più.
Essendo poi la mia vita così intrecciata con il mio lavoro, rivedere man mano le opere di ogni anno mi ha fatto ricordare i passaggi fondamentali del mio percorso non solo artistico, ma di crescita come uomo. La fase di Firenze e quella di Venezia, l’arrivo a Milano nel 2012, i primi quadri sul Duomo, gli orizzonti del mare e dell’oceano nel 2016 e 2017, e poi le linee decise dei parcheggi e degli aeroporti nel 2019 e quelle più fragili degli attracchi nel 2020.
Vi riporto qui alcune foto dell’archivio stampato e 3 esempi di opere storiche (2005, 2007, 2010)